sabato 3 febbraio 2018

CARA TE...

Cara te,
chiunque tu sia, ovunque tu sia, lo so che ormai sei stufa di ascoltare, di leggere. Che sei disillusa forse, che non ne puoi più.
Ma ho qualcosa da dirti. E se non lo faccio ora forse non ne avrò più la voglia. Quindi prendo calamaio e carta e comincio…
Si dice che il passare degli anni regali esperienza, saggezza e un briciolo di coscienza. Non so chi di preciso lo abbia detto ma sicuramente sarà stato qualcuno che ha sofferto o un folle.
Beh, per me un po’ è stato così. Ogni giorno un passo in più, a volte verso il baratro a volte verso la luce, ma l’importante è andare, si impara in entrambi i casi no?
E l’amore poi, così come la vita, è un concetto meraviglioso quanto pericoloso. L’hai scoperto tardi o forse troppo presto, per gioco, per disperazione o per caso e ti ha colpita come un pugno nello stomaco, di quelli belli, che non ti aspetti, di quelli che sei impegnato a guardare il cielo e all’improvviso piombi sulla terra, a faccia in giù, e non sai come alzarti, non sai se alzarti perché hai paura che passi. Sensazione di vuoto, come stare al trentesimo piano e guardare giù, con la voglia di buttarti e la paura di non farcela, senza paracadute, senza sicurezza, come solo la vita sa essere. Poi forse avrai capito che dovevi abituarti a quella sensazione, che il controllo non è tutto, che anche perdersi serve a ritrovarsi. E così hai fatto.
Ora, a distanza di tempo, altre lezioni, altra acqua passata sotto ponti di zucchero e fragole.
Dolce amara questa cosa dei sentimenti, non li vuoi più?
Un dizionario ci vorrebbe, penserai. Qualcuno che possa dare una definizione incontestabile di questa maledetta follia. Ma nessuno viene in tuo soccorso.
Notte, giorno, ancora notte. E andare avanti così, con la disperazione di chi sa cosa vuol dire essere ingannato, e continuare a cercare quello stesso inganno perché non si riesce a stare senza, il cazzotto nello stomaco che adesso non è più bello, fa solo male.
Continuare a farsi mille domande. Quelle di cui conosci la risposta e non ti piace affatto, allora cambi domanda, cambi risposta, cambi lingua, ma giro girotondo ritorni al punto di partenza, che è sempre un passo indietro rispetto a quello di prima e allora che senso ha continuare. Nessuno. Oppure ha tutto il senso del mondo.
Capire quello che vuoi. Come lo vuoi. Questo il senso del peregrinare.
Allora ti auguro di capire che quello che cerchi è semplice accettazione. Di quello che sei, di quello che diventerai, del tuo essere umana, debole, caotica, nevrotica, bellissima, simpatica, strana, introversa, chiusa, allegra, felice e triste nello stesso istante. Ti auguro di vivere al massimo ogni momento, ma di essere anche capace di guardare oltre, perché i momenti passano, belli e brutti, ma sono momenti, che se non li metti in fila per farli diventare vita sono solo piccoli fuochi in una sera buia, destinati a spegnersi in fretta come in fretta sono nati. Ti auguro di riconoscere quando è il momento di lasciare andare, e quando invece lottare con tutta te stessa per quello in cui credi, con la passione della guerriera e la delicatezza della rugiada.
Ti auguro di essere sempre coerente, perché è l’unica arma contro il male, di mettere sempre in pratica ciò che predichi, perché in questo modo sarai inattaccabile, e non dovrai mai fare i conti con te stessa.
E ti auguro di trovarla te stessa, ovunque si nasconda, e di poterti guardare con occhi sinceri senza odio e senza sensi di colpa, di riuscire a parlarti e soprattutto ad ascoltarti, di non badare agli altri che sono buoni tutti a giudicare sulla pelle tua, di non aver paura del loro giudizio perché vale meno di niente, se tu resti tu. Ti auguro che alla fine il tempo ti dia le risposte, e ti mostri chi davvero tiene a te, perché è il tempo che regola la nostra vita, è lui che alla fine ci consegna le chiavi del nostro destino, a volte in modi strani e incomprensibili, ma è lui che ti mostrerà la via, e con chi percorrerla.
E poi, infine, quando saprai, ti auguro di trovare la persona che cerchi, e se non dovesse esistere, ti auguro di bastare a te stessa. Ma se dovesse esistere, in qualche punto del globo, ti auguro di riconoscerla dal primo istante.
 Che sia qualcuno che ti prenda per mano e basta, che non ti menta perché è giusto così, che sia capace di dirti la verità anche se fa male. Che ti parli, o che solo stia in silenzio insieme a te guardando il mare, o un albero, o un muro, perché non importa quello che stai guardando ma che lo stiate facendo insieme. Che impari con te, che sbagli con te, che lotti con te, che si arrabbi con te e per te, che ti perdoni quando sbaglierai, perché sbaglierai, ma che sarai certa che resterà al tuo fianco e non ti giudicherà, che magari ti prenderà in giro, ma che poi di sera, quando cala la tenebra, ti dirà non aver paura, ci sono io. Ci siamo noi.
Che abbia paura, che sia umano come te, imperfetto come te, ma che ami le tue imperfezioni e ti faccia amare le sue, che sia qualcuno che non cambierebbe niente di te perché non saresti te. Che ti faccia sentire e che ti senta. Anche a chilometri di distanza. Che si fidi di te e non ti faccia mai aver paura di essere abbandonata. Che ti chieda un parere su che maglia mettere, o che film vedere, perché quello che pensi è importante. Che ti faccia sospirare, che ami anche quando sei appena sveglia e che anzi ami proprio quel momento tra sonno e veglia, quello in cui sei più sincera, quello dove magari stai ancora sognando e ti scappa un sorriso, che ami giocare con i tuoi capelli, che ti guardi ogni volta come se non ci fosse altro al mondo. Che senta quando stai per cedere e capisca quando non è il caso. Che sia anche odioso a volte, perché la perfezione stufa, e poi diciamocelo, non esiste. Che usi le parole con il rispetto che si deve a un essere umano, e sappia usare il silenzio per parlare con te, quando le parole non sono necessarie.
Che sappia tirarsi indietro e lasciarti i tuoi spazi. Che balli con te. Che canti con te, anche se non conosce le parole. Che stia con te sotto la pioggia perché è divertente, e che curi l’influenza inevitabile subito dopo, con brodo caldo e musica. Che voglia cani e gatti e pappagalli in giro per casa, e che voglia bambini che abbiano i tuoi occhi.
E tutto riacquisterà sapore, anche un bicchiere di vino rosso avrà il sapore di nettare e un panino si trasformerà in banchetto.
Cadrai, ti rialzerai, poi cadrai ancora, perché altrimenti non si può fare, ma lo farai con il sapore della sfida, non con quello della sconfitta.
Non aver paura.
Ce la farai.
Che sia tutto migliore.
E continuerai a sognare, a ridere e anche a piangere, perché la sofferenza fortifica, ma è la gioia che ti rende vivo davvero.
Quindi, basta con la tristezza, basta con la frustrazione. Godi di ogni singolo giorno, perché sei viva. E non ti manca niente, quello che cerchi è solo nascosto da qualche parte, e quando lo troverai sarà musica.
Vivi. Fino a quando sarà abbastanza, e avrai avuto una vita piena, o almeno degna di essere vissuta.
Abbi cura di te
Con affetto


giovedì 27 ottobre 2016

SETTE GIORNI



LUNEDI
Treno, caldo e tanta gente. Un nuovo viaggio pochi chilometri, la promessa di una settimana diversa e un’attesa dell’anima per ciò che sarebbe stato e per chi avrei incontrato. Caldo, poi freddo. Escursioni termiche e metropolitane. Scale mobili e poi ancora tunnel senz’aria, tanta gente. Qualcuno ha una valigia, qualcuno corre. Che bella città.
MARTEDI
Parole, parole, parole. Sonno, tanto sonno. Camere d’albergo che sembrano casa. Forse sono casa. Ma in fondo dove è casa adesso? Sono cittadina del mondo, un po’ qua e un po’ la, questo letto è fantastico, lo voglio. Un quadro appeso alla parete che non riesco a smettere di guardare. Una ragazza o una donna, un essere meraviglioso seduto su una poltrona, che si abbraccia. Si abbraccia. Ed è felice.
Ipnosi, viaggi mentali, minuti. Voglio essere lei. Spiccare un salto ed entrare nel quadro, per assaporare quel senso di tutto, per sentire quella sensazione. Sonno. Tanto sonno. Ma non si dorme mai.
MERCOLEDI
Un uomo aspetta l’ascensore, ci siamo solo noi. E’ presto. Troppo presto. Comincia a parlare, sorride, come se avesse sempre saputo che sarei stata in quel punto in quel giorno. Mi stava solo aspettando.
“Sono qua in vacanza, mi è sempre piaciuta l’Italia. Che bel posto! Se sono da solo? Eh si. Mia moglie è a casa.Non è che non volesse venire, ma sai sono io quello che ama viaggiare. Lei a quest’ora sarà ancora a letto…No a lei non importa se vado da solo. Sono 20 anni che facciamo così, e sai perché? Perché alla fine non importa dove vado…torno sempre da lei.”
Buona giornata.
GIOVEDI
Birra, cibo, ponti su fiumi reali o immaginari. Gente, ancora metro. Locali pieni di persone che mangiano, parlano parlano, ridono. Qualcuno guarda la partita. Vi offro uno shortino, offre la casa.
Bla bla bla…ovunque chiacchiere…io io io io io io sempre e solo io. Sorrisi veri, sorrisi finti. E via andare. Birra, cibo…voglio tornare al mio quadro.
VENERDI
Metro. Tutti guardano verso il basso, lo schermo illuminato perennemente. Io guardo loro ma loro non guardano nessuno. Tutti immersi nel microcosmo telematico. Amicizie telematiche, foto di persone che neanche si conoscono, commenti, insulti e complimenti compensati e frullati per un cocktail di niente assoluto. Tutti guardano verso il basso. Solo lei ha in mano una penna. Scrive. Una lettera. Non ci credo. Provo a sbriciare. Sta scrivendo davvero. “ Cara…tu che mi sei stata sempre accanto, conosci tutti i miei segreti..” Basta, non sbircio oltre. Solo lei conosce i suoi segreti, rispetto. Un eroe legge un libro. Stima.
Tutti guardano verso il basso.
SABATO
Gioia. Pura. Semplice e immediata di sapere che c’è ancora qualcuno al mondo che appartiene alla tua vita da 20 anni. Ed è ancora. Divertirsi a notare i cambiamenti, si cresce ( forse). I discorsi si fanno seri, ma il piacere rimane. Serenità, per un attimo compagna di due ore. Benvenuta, vai già via? Resta ancora un po’…
Cambio…Monza.
Foto meravigliose appese a muri orribili. Attimi presi e impressi per sempre. Volti, storie, senso di onnipotenza, il fotografo è un ladro. Ruba storie per dare emozioni. Restate dove siete, per sempre.
DOMENICA
Sonno. Mancanze, ricordi emozioni e sensazioni si mettono in fila per essere ordinatamente riposti nel solito cassetto. Si ricomincia, si riparte, per dove… tornare indietro per andare avanti, non muoversi è la condanna, il movimento perpetuo un anestetico. Stile di vita sempre più piacevole. Muoversi, sempre.

La meta non importa. Girare in tondo per incontrare sé stessi, darsi una spinta e ricominciare, fino a quando non si sentirà il bisogno di fermarsi, e allora…casa.

sabato 24 settembre 2016

TI VA DI GIOCARE?

Ti va di giocare?
Paura, forza volontà rispetto. Scale che salgono sempre e quando scendono sono a precipizio  novità noia gioie mai una gioia è tutto un cambiare è tutto un evolvere ma cosa? Anima occhi che ti scrutano che non ti conoscono ma ti conoscono o forse no. Lavoro scuola famiglia obblighi e la libertà dove la metti? Viaggiare perdersi ritrovarsi senza muoversi guarda che bello quell’albero…fiorisce sfiorisce e non si stanca mai. Invidia cattiveria gelosia ma perché vuoi essere qualcun altro? Dormire abbracciati svegliarsi felici litigare per il gusto di fare la pace. Non mi comprendi non mi comprendo voglio capire, cosa c’è da capire? Analisi interiori la pace il disagio la follia il gusto della vita il disgusto dell’ovvio la falsità come fai a scoprire la verità? La conoscenza la cultura la magnificenza di una statua di un quadro caravaggio entrare dentro un quadro e non volerne più uscire si sta così bene nei colori. Il bianco il nero questo è giusto questo è sbagliato. Io sono giusta io sono sbagliata. Cosa ho sbagliato? Il nulla le discussioni inutili la mancanza di parole il silenzio che dice tutto uno sguardo che ti parla e ti racconta di mari e avventure e di amore  e di odio e di solitudine il tunnel in cui entri e non esci scavi sotterri tiri fuori rimetti la terra a posto ormai non c’è speranza. L’affetto il tocco la mano che si stringe la mano che ti guida e non sai dove andare ma vai perché è così che si fa. Andare lontano voler trovare il tuo posto c’è da cederlo a chi ha bisogno la parità la giustizia degli altri che è sempre più forte il torto verso te stesso le tue ragioni che sono le tue e nessuno te le può togliere. L’amore l’odio l’abitudine l’indifferenza non smettere mai di guardarmi eccomi vado via, resto. Giochiamo si vince si perde si vive. Cambieresti qualcosa? Tutto, niente.

 Io gioco, tu?