martedì 3 maggio 2016

TRAIN DE VIE

Milano. Giornata grigia, come al solito l’aria era pesante. Il treno era fermo al solito binario, ormai lo conosceva a memoria, così salì a passo spedito pronta ad altre cinque ore di viaggio. Era preparata, aveva con sé lo stretto necessario, il cellulare era poggiato sulla mensolina anche se sapeva già che non lo avrebbe guardato, aveva altro da fare. Prese il libro che stava leggendo, chissà come sarebbe andata a finire quella storia.
Accanto a lei una coppia, con un bambino piccolo che dormiva. Li guardò come sempre faceva in questi casi, con tenerezza e un po’ di invidia. Chissà dove andavano.
Il treno cominciò a muoversi. Si parte, pensò. Pagina 40..l’eroe stava per scoprire che la sua vita stava cambiando, dialogo importantissimo sulla missione che era chiamato ad affrontare e … un pianto. All’inizio debole, poi sempre più forte.
“Ha fame”. Dice lui. “Ma no, ha appena mangiato, non capisco, è tutta la mattina che fa così, non capisco. Forse se lo prendi in braccio..”
“Cosa vuoi che cambi, ora si addormenta, vedrai.”
Ma no. Non si addormentò. “ Te l’avevo detto che non era il caso di andare. E’ troppo presto. E se sta male? E se non era ancora pronto per il viaggio?”
“ Ma no, ti stai preoccupando per niente. E poi gliel’avevamo promesso che saremmo andati.”
“ E certo, non sia mai che ci tiriamo indietro per una promessa ad Antonio…poi si offende! La prossima volta decido io, guarda, se si ammala te la devi vedere con me, tu e Antonio!!”
Posò il libro. L’eroe poteva attendere.
Bologna. I due genitori scesero, con bimbo ancora piangente a seguito. Forse aveva ragione lei in fondo, il bimbo era davvero troppo piccolo. Forse lui avrebbe dormito sul divano quella notte. Vabè, dove eravamo rimasti? Ah si,la missione! Dunque, il nostro eroe era pronto a intraprendere il viaggio insieme a …” Pronto? Mi senti? Eh non prende sto cavolo di telefono? Scusi è libero questo posto?”
“Ehm..si prego”
“Ah grazie. OOOH allora mi senti adesso? Si, come ti dicevo, avevo una riunione a Napoli ma mi hanno spostato il binario del treno e mi sono innervosito..quindi non ci vado più, non rompessero le p..!! sai che faccio, mi fermo a  Firenze per la notte e riparto domani mattina. Eh, scusa. E’ bella Firenze. E poi c’è figa!! Vuoi mettere?? Che dici, sei d’accordo? Vabbè, allora ciao…….”
Pausa. Silenzio.
“Pronto?? OOOh bellissimo! Ciao! Dove sei? Vai mica a Firenze? No perché io avevo una riunione….”
MMM….sarà un lungo viaggio, pensò.
Roma. Tempo in schiarita con qualche nuvola. Che bella Roma. Stava tornando il buonumore. Con paura riprese il libro, gettando un’occhiata alla porta in attesa di qualche altra catastrofe. Niente, bene.
Napoli. Sole. L’eroe era nel bel mezzo di una dura battaglia contro le forze del male, forse non se la sarebbe cavata. Gli occhi le facevano male, come al solito aveva letto con avidità senza pause, e ora sentiva di aver bisogno di qualche minuto di tranquillità.
Alzò gli occhi e la vide che si avvicinava al posto di fronte al suo. La prima cosa che vide fu una macchia bianca indistinta e il suo sguardo vagò dal basso verso l’alto. Stivali con tacco alto, calze bianche a rete, gonna al ginocchio anni ’70, cappotto bianco che lasciava intravedere un maglioncino anch’esso bianco. Aveva capelli neri come la notte, ricci e lunghi che scendevano liberi sulla schiena, un cappellino ovviamente bianco. Il primo pensiero fu “ sarà il bianco il colore preferito di questa ragazza?”. Poi, l’inattesa scoperta. Il suo non era volto da ragazza, era una donna molto anziana. La faccia era piena di rughe, le mani quelle di una donna vissuta, il trucco pesante, molto marcato, con due enormi chiazze rosa di fard a incorniciare il volto. Sembrava quasi un clown per quanto trucco si era messa.Si sedette accanto a lei. Il treno riprese la sua corsa. Mancava poco.
Ipnotizzata dalla visione che aveva di fronte, sbirciò la valigia e vide l’etichetta. Non riuscì a leggere il nome, ma in fondo non importava, quello che lesse fu solo Berlino, a caratteri molto grandi, una calligrafia quasi infantile. Passò tutto il tempo a chiedersi chi fosse quel fantasma, da dove venisse, qual era la sua storia. “Raccontami della tua vita” avrebbe voluto dirle,ma non lo fece. Quello che la frenò fu lo sguardo della donna. Gli occhi sbarrati, spaventati quasi, come quelli di un bambino di fronte al pericolo imminente. E triste. Melanconico a tratti, ma soprattutto triste, nostalgico…
Salerno. Era arrivata. Sarebbe ripartita tra qualche giorno. Prese il suo libro, non era riuscita a finirlo questa volta, ma non importava. Le storie più interessanti gliele aveva raccontate il treno questa volta. E in fondo la vita assomiglia a un viaggio in treno, tante destinazioni , tante persone diverse, belle e brutte, qualche risata, qualche avventura e perché no, anche qualche arrabbiatura.

E il viaggio più interessante doveva ancora incominciare.