lunedì 25 gennaio 2016

IL TUTTO

Era una bella giornata, finalmente il sole si era deciso a metter fuori il naso, lei però si era svegliata quella mattina con un peso sul cuore. Non sapeva cosa fosse, lo sentiva però, era dentro di lei, era parte di lei e non sapeva come mandarlo via.
Si decise ad uscire, se non oggi quando? Si vestì, lentamente, svogliatamente, e mentre lo faceva sentiva quel peso crescere dentro di lei, come se anche lui si stesse preparando, stesse vivendo mangiando tutti i pensieri.
Finalmente era pronta, un ultimo sguardo allo specchio, e finalmente lui parlò: “ non sei abbastanza.” Tutto lì. Nient’altro, non un’aggiunta, non una ulteriore spiegazione, nessuna motivazione. Lei capì.
Prese le chiavi, e uscì senza guardarsi indietro.
Era davvero una bella giornata, camminava a passo spedito, come aveva imparato a fare dopo anni di esercizio, mise le sue inseparabili cuffiette e partì per non si sa dove. Le gambe andavano da sole, senza meta, senza sforzo, e anche lei si sentiva così, in simbiosi con quelle gambe che volevano portarla da qualche parte ma non sapevano dove, sapeva che doveva andare, doveva muoversi, fare qualcosa, altrimenti avrebbe sentito di nuovo quella voce..non sei abbastanza.
Nelle orecchie I muse suonavano Uprising a volume altissimo, lo aveva alzato apposta, per non sentire niente, per isolarsi da tutto e tutti, soprattutto da lui. 
Stava funzionando, sentiva che si era assopito, forse trascinato dal ritmo, forse anestetizzato, forse solo in agguato pronto a scattare. 
E così fu. Passò davanti a una profumeria, un rapido sguardo senza interesse, solo per dare un’occhiata, uno specchio era in bella mostra nel centro, pronto per qualcuno che voleva farsi bello, per qualcuno o per sé stesso. Lo sentì di nuovo. 
Fuggì a passo ancora più spedito.
In quel momento chiamò A., la sua amica migliore e più fidata, fu una boccata d’aria, due chiacchiere, una risata, un vecchio ricordo che ancora le faceva ridere come la prima volta. Come stai? - chiese con aria indifferente, ma lei sapeva che dietro quella domanda c’era tutta la preoccupazione del mondo.- Bene, rispose senza pensarci o forse pensandoci troppo. 
Sono contenta -  rispose di rimando A. e lei avvertì un sollievo misto a dubbio. Sorrise, stavolta sincera, mentre le raccontava un’altra cosa successa la sera prima. 
La telefonata finì dopo un po’, lei riattaccò e continuò nel suo pellegrinaggio.
Era davvero una bella giornata, il sole la faceva stare bene, la aiutava, le dava coraggio e buon umore. Incontrò un paio di persone che non vedeva da tanto, parlarono per un po’, le fecero i complimenti perché la trovavano bene, dimagrita, in forma, e non importa che avesse ricominciato a fumare, non glielo disse, si sentiva in colpa, prima di tutto con sé stessa per essere stata debole. Ecco, ci risiamo, ecco il punto! Capì.
Capì che le sue debolezze in realtà erano frutto della sua insicurezza, che tutto ciò che era successo e stava succedendo non era colpa sua, o almeno non solo.
Capì che il peso che sentiva e che ora urlava il suo Non sei abbastanza si sbagliava, che era una parte di sé che c’era sempre stata e forse sempre ci sarebbe stata, ma che appunto era una Parte di lei, non lei, che si alimentava come un parassita perché lei glielo permetteva, ogni giorno e da sempre.
Decise che lo avrebbe lasciato senza cibo. Che avrebbe lottato contro di lui, forte, decisa e consapevole di quello che poteva o non poteva fare.
Sorrise di nuovo, un ragazzo che incrociava la sua strada la guardò e sorrise a sua volta, forse anche lui stava combattendo la stessa lotta, o forse era felice per qualcosa, non importava. Le sorrise. E lei fu felice, davvero, dopo giorni in cui non ricordava come si facesse. Sentì che era più leggera, ancora più veloce nei suoi passi, stavolta però sapeva dove andare. Tornò indietro, tornò a casa, tolse il cappotto, accese il computer e prese i biglietti per andare a trovare A., così, di impulso. Accese una sigaretta, disse a sé stessa: smetterò di nuovo, forse non ora, ma lo farò, te lo prometto.
Passò di nuovo davanti allo specchio, si fermò, si guardò attentamente. Non sentiva più niente, nessun peso, nessuna voce. Si avvicinò guardando attentamente ogni nuova ruga, ogni imperfezione, i segni lasciati da notti insonni.
Annuì. Vero - disse- io non sono abbastanza. Sono TUTTO.

E andò a preparare la valigia, felice.

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